Rassegna stampa
Sfila il corteo anti-Israele si svuota la Fiera del libro Poche migliaia in strada, slogan e niente incidenti.
11 Maggio 2008
Lo slogan più gettonato è stato «Intifada fino alla vittoria». Ferrando: «Chi non c' era è perché spera di tornare al governo»
(dal Corriere della Sera)
DAL NOSTRO INVIATO TORINO - «Buongiorno». I tre ragazzi con la kippah in testa, hanno appena girato l' angolo. Il vecchio militante, kefiah al collo, cartello con Olmert e Sharon «assassini» tra le mani, se li vede davanti all' improvviso, sul marciapiede. Un po' basito, ma trova la forza di replicare: «Buongiorno». I giovani ospiti della Fiera del libro cercavano la sinagoga di piazzetta Primo Levi per la funzione dello Shabbath, e all' altezza di via Madama Cristina si sono trovati in mezzo al corteo di protesta contro Israele. «Vestiti così, mi sa che è difficile infiltrarci» dice ridendo uno di loro. Le uniche bandiere che bruciano sono quelle immortalate sullo striscione di testa. La manifestazione organizzata dall' associazione «Free Palestine» è filata dritta come il suo percorso, da corso Marconi a piazza Filzi, davanti al Lingotto, un rettilineo lungo quasi sette chilometri. La partenza è stata in sordina, perché i rinforzi da fuori tardavano ad arrivare, causa ritardo dei treni. Malgrado una spiccata tendenza degli astanti alle teorie cospirazioniste, nessuno ha pensato al complotto, neppure per un istante, e la circostanza non suona lusinghiera per Trenitalia. Quando hanno risposto all' appello anche le associazioni arrivate da Napoli, Roma, Firenze e Genova, il numero dei partecipanti è arrivato a quota cinquemila. Lo slogan più gettonato è stato «Intifada fino alla vittoria», un classico del genere mediorientale, con «L' unica soluzione è questa qua, per la Palestina terra e libertà» come variazione sul tema. Molte altre parole invece sono catalogabili alla voce immani castronerie. Nel settore, spicca il cartello con le foto di Abraham Yehoshua, Amos Oz e David Grossman, definiti «tre razzisti immorali considerati solo in Italia tre grandi scrittori del dialogo». Non è esattamente così, ma inutile starne a discutere. Parecchi insulti a Giorgio Napolitano, definito, a vario titolo, «ladro di polli», «amante dei carri armati sovietici e di quelli israeliani». Nel suo piccolo, da questa manifestazione emerge lo spappolamento della sinistra radicale. Dopo Sharon, il politico più vituperato è stato Fausto Bertinotti, «dannoso come l' antrace», secondo uno striscione. L' insegnante Nicoletta Dosio, rifondarola della Valsusa, si presenta al via «nonostante lo stupido, fasullo, assurdo, volgare divieto del partito». Sarà scissione, promette. Cori contro Manifesto e Liberazione, accusati di boicottaggio. In un mare di sigle con il comunismo come ragione sociale, se ne sono contate 11, alcune appena sfornate, il politico di riferimento del corteo è stato Marco Ferrando, segretario del Partito comunista dei lavoratori. «Rifondazione e gli altri non sono qui - ha detto - perché sperano di tornare presto al governo, e per farlo hanno bisogno dell' appoggio della lobby ebraica. Devono vergognarsi». All' arrivo, qualche fumogeno, qualche insulto a polizia e carabinieri. Tra gli effetti collaterali del corteo c' è il deciso calo di visitatori al Salone del libro. «Patiamo soprattutto i danni fatti dai giornali e dai tg con decine di titoli allarmistici» dice sconsolato il presidente Rolando Picchioni. Molto amaro Ernesto Franco, direttore editoriale Einaudi, quando afferma che l' unico vero boicottaggio è stato fatto ai danni della cultura. Fuori, i manifestanti fanno festa. C' è da capirli. Massimo risultato, minimo sforzo. * * * 5.000 *** Il numero dei partecipanti alla manifestazione di Torino organizzata da «Free Palestine». Il corteo si è svolto in maniera pacifica