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Sciopero metalmeccanici. 8 ore non bastano: intensifichiamo la lotta!

27 Marzo 2025

Testo del volantino che distribuiremo durante lo sciopero nazionale dei metalmeccanici

scioperometalmeccanici


I metalmeccanici riprendono oggi la lotta per il rinnovo del CCNL scaduto da 9 mesi, dopo le 16 ore già fatte tra dicembre e febbraio. Oggi si uniscono anche i metalmeccanici delle piccole e medie imprese anche loro senza contratto. Il rinnovo dei metalmeccanici (oltre un milione e mezzo di lavoratori per un 8% del PIL) riveste da sempre un’importanza trainante per tutti i lavoratori di tutte le categorie. Nello specifico è anche il volano per la tornata referendaria di giugno.

Finora, però, trattativa e lotta han prodotto solo la controproposta di Federmeccanica: una piattaforma totalmente alternativa a quella, per altro modesta, presentata da FIM-FIOM-UIM. La piattaforma di Federmeccanica si può riassumere in “zero soldi” e qualche spiccio di voucher in più, cioè di nero mascherato. Federmeccanica infatti, non solo non propone un euro di aumento, relegando tutto all’automatismo dell’indice IPCA, ma vuole scorporare gli scatti di anzianità dai minimi tabellari, per dare ogni due anni la somma forfettaria che avrebbero prodotto in busta paga; persino sui flexible benefits, cioè sui soldi erogati in voucher esentasse, già sdoganati un paio di contratti fa, Federmeccanica viaggia col freno a mano nella proposta di aumento, perché il raddoppio della cifra (da 200 a 400) è valido solo in casi speciali, denominati “sociali”, per le spese per asilo nido, libri di scuola e trasporto pubblico.

Questo aspetto, per chi ha la vista lunga, è molto significativo, perché dopo anni in cui gli industriali hanno dirottato le offerte di aumenti salariali nei fondi pensione e salute e in tutto ciò che non siano soldi veri, ora cominciano a restringere anche il campo dei soldi finti (voucher), chiamati sempre più a coprire quelle spese sociali che la privatizzazione selvaggia di qualunque cosa non sia direttamente dei padroni, rende sempre più insostenibili per la classe operaia.

Federmeccanica chiede anche, non del tutto esplicitamente ma il senso è quello, di non pagare i permessi retribuiti, riducendo di un anno, da tre a due, gli anni di possibile fruizione, ben sapendo che molti se li portano appresso per i continui rifiuti a concederli delle aziende.

Il resto della piattaforma di Federmeccanica non è che un’offerta infinita di chiacchiere a costo zero, che vanno dalla formazione continua (ore in più che le aziende per lo più manco fanno perché sanno che i lavoratori preferiscono stare al tornio piuttosto che sorbirsi i sermoni di qualche addetto al loro rincoglionimento), al rafforzamento della sicurezza (anche qua ore in più per RLS e nessun investimento sicché il “rafforzamento” non diminuirà le stragi sul lavoro, come non le hanno diminuite i presunti rafforzamenti dei contratti precedenti).

Tutto questo è stato definito da Federmeccanicca proposta di Contratto ESG (Environmental, Social, Governance), un contratto per la sostenibilità sociale ed economica e per la competitività sociale (l’unica effettivamente compresa), insomma tante chiacchiere per un contratto a misura del profitto.

Il valore complessivo dell’aumento proposto da Federmeccanica, stando alle previsioni IPCA, si aggirerebbe intorno ai 170 euro, 110 in meno di quelle chieste dai sindacati confederali. «Siamo pronti a firmare in qualsiasi momento», ha chiosato il megadirettore di Federmeccanica, Stefano Franchi. E chi non firmerebbe al volo la propria proposta?

Nell’ipocrisia consueta degli industriali, c’è però un filo di verità che svela tutti i limiti della piattaforma di FIM-FIOM-UILM. Quando gli industriali dicono di non volere dare aumenti certi al di fuori dell’IPCA, secondo gli accordi interconfederali di qualche anno fa, dicono semplicemente la verità. Aver firmato come CGIL quegli accordi, che vincolano gli aumenti a quella mezza inflazione dell’indice IPCA, costituisce la palla al piede dell’attuale sciopero. Disdettarli sarebbe il primo passo importante per sbloccare la trattativa.

Il secondo sarebbe fare un bilancio di questi scioperi programmati un mese prima dando tutta la possibilità ai padroni di difendersi anticipatamente. È evidente che non impensieriscono più di tanto la controparte, specie se ulteriormente diluiti da una mobilitazione localizzata, provincia per provincia.

Occorre intensificare la lotta e rivedere al rialzo la piattaforma. La piattaforma di FIM-FIOM-UILM non mette veramente in discussione l’impianto contrattuale degli ultimi rinnovi. Sono confermati Metasalute e Cometa (i fondi per pensione e sanità integrativa), dando così la possibilità a Federmeccanica di fare bella figura quando propone un rialzo per la quota di Cometa; né viene messo in discussione che i lavoratori di Stellantis, in un momento tanto critico per l’automobile, sono tagliati fuori da un eventuale rinnovo.

Senza una cassa di resistenza che finanzi veri scioperi lunghi e duri, queste mobilitazioni rischiano di vedere una presenza sempre più rarefatta di lavoratori. Occorre riunire prima tutto il comparto metalmeccanico e poi tutto il mondo del lavoro per aumenti molto più consistenti, almeno 400 euro; per una riduzione dell’orario a 30/32 ore a parità di salario (non le 35 richieste che comunque con scioperi tanto modesti resteranno un miraggio); per il ripristino della scala mobile dei salari e della nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori e senza indennizzo delle aziende che licenziano o delocalizzano; per l'abrogazione di tutte le leggi che hanno precarizzato lavoratori e lavoratrici, col ripristino dell'ufficio di collocamento a chiamata numerica; per il ripristino della sanità pubblica e gratuita nonché della pensione col sistema retributivo dopo 35 anni di contributi o 60 anni di età.

I padroni piangeranno come già piangono per i soldi inadeguati chiesti da FIM-FIOM-UILM, del resto sono due anni di calo continuo della produzione. Ma come la crisi di Stellantis e dell’automotive, non ha impedito la buonuscita milionaria a Tavares e agli azionisti di riempirsi le tasche; come lo stato capitalistico eternamente in bolletta ha trovato subito i soldi per il riarmo, così Federmeccanica troverà i soldi per gli aumenti salariali che oggi non vuol dare: basta che vengano chiesti mettendo in campo una lotta vera, quella agli antipodi di quella messa in campo oggi. L’unica che possa impensierire davvero la controparte.

I metalmeccanici non possono aspettare una ripresa industriale che nessuno sa se e quando arriverà. Dai cassaintegrati di Stellantis ai tre volte licenziati di GKN, l’unica cosa che conta è che si riprenda la forza-lavoro. Se il capitale non è in grado di riprendersi, che perisca con tutto il suo sistema di sfruttamento. Ha fatto il suo tempo. È tempo che governino i lavoratori!


Volantino allegato in fondo alla pagina

Partito Comunista dei Lavoratori

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