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Ucraina: le prospettive di una pace imperialista

3 Gennaio 2025
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Dal momento in cui l’incursione ucraina nella regione russa di Kursk si è arrestata, all’inizio di ottobre, seguita dall’avanzata delle forze di Putin a est e a sud, è chiaro che l’Ucraina non sarà in grado di cambiare a suo vantaggio la situazione sul campo di battaglia.

La vittoria di Donald Trump nelle elezioni americane indica la possibilità che non vi sarà un sostanziale aumento in armamenti dopo il suo insediamento il 20 gennaio. L’Ucraina sta terminando le risorse, incluso il personale militare, mentre la Russia può mantenere il suo potenziale offensivo con l’arrivo delle truppe coreane, nonostante un pesante costo in termini di perdite.
A tutti gli effetti, non vi è stato un tentativo serio da parte ucraina di riconquistare il suo territorio fin dalla controoffensiva del 2023. Anche l’incursione a Kursk è stata piuttosto un mezzo per allentare la pressione russa sul fronte del Donetsk e fornire una qualche moneta di scambio in futuri negoziati per il cessate il fuoco.

Allo stesso tempo, le annessioni in Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson hanno consolidato il dominio interno di Putin, con l’opposizione pubblica di fatto stroncata. Non è sempre stato così nel corso della guerra, ma nel breve periodo il regime rimane relativamente stabile, e una vittoria, sia essa sul campo o al tavolo negoziale, lo rafforzerebbe ulteriormente.

Tuttavia, anche una pace alle condizioni del vincitore permetterebbe alla fine di rendere conto delle perdite umane ed economiche subite dai russi. Poi ci sarà il costo della ricostruzione e dell'integrazione delle “conquiste” devastate, a meno che non vengano semplicemente trasformate in una gigantesca zona militarizzata. A ciò si aggiungono i costi crescenti della corsa agli armamenti con l'Occidente, le cui risorse sono superiori a quelle della Russia.


LA GUERRA DELL'OCCIDENTE

Mentre Stati Uniti, Gran Gretagna e Francia hano acconsentito all’uso di armi a lungo raggio sul suolo russo, questo non altererà fondamentalmente il corso della guerra. Se l'Occidente volesse davvero che l'Ucraina vincesse militarmente, dovrebbe intervenire direttamente. Ciò non è mai avvenuto, non solo perché questo cambierebbe il carattere della guerra in una guerra interimperialista, cosa che finora non è stata, ma perché secondo gli imperialisti occidentali per l'Ucraina semplicemente non vale la pena scatenare una guerra mondiale, devastare l'Europa, distogliere gli Stati Uniti dal loro “pivot all'Est”, cioè di aumentare le tensioni con la Cina.

Più in concreto, le mire belliche degli alleati occidentali sono state ambigue e mutevoli, riflettendo le divisioni interne e le preoccupazioni politiche al loro interno molto più di qualsiasi strategia concertata per affrontare l'aggressione della Russia all'Ucraina.

La strategia occidentale, al contrario, si è limitata ad aumenti incrementali nel sostegno all'Ucraina, guidati da obiettivi diplomatici piuttosto che militari. Ciò ha consentito di dissanguare l’Ucraina fino al punto di una pace negoziata o di un conflitto permanente congelato. Lungi dall'essere motivata dalla preoccupazione per l'autodeterminazione nazionale, la guerra è stata utilizzata per espandere ulteriormente la NATO e aumentare la militarizzazione al confine con la Russia, aumentando la probabilità di una conflagrazione interimperialista, e riducendo al contempo la spesa pubblica, fomentando il nazionalismo e attaccando i diritti civili in casa. I comunisti devono denunciare con coerenza la NATO e i suoi obiettivi di guerra reazionari.

Tuttavia, la semplice constatazione dell'interesse imperialista dell'Occidente ad armare l'Ucraina e ad approfittare dell'invasione russa per organizzare la propria “guerra per procura” non giustifica coloro che, a sinistra, assumono una posizione neutrale tra le parti in Ucraina e chiedono una pace ad ogni costo. Il prezzo, ovviamente, sarà pagato dai lavoratori, dai giovani e dai piccoli agricoltori che lottano per difendere il loro Paese – il popolo di una semicolonia oppressa – non dalle grandi potenze imperialiste che lo stanno facendo a pezzi.

Inoltre, il nuovo governo statunitense non vuole mantenere la guerra e i costi che essa comporta. Non si tratta di semplice demagogia elettorale da parte di Trump, come sperano disperatamente alcuni ucraini e i loro sostenitori occidentali, ma corrisponde a un orientamento geostrategico di base dell'amministrazione entrante. Biden e i leader di Gran Bretagna, Germania e Francia non possono vincolare una futura amministrazione Trump, né la maggior parte degli stati europei è disposta o in grado di fornire un sostituto alle armi e ai dollari statunitensi.


LE PROSPETTIVE DI “PACE”

Data la crescente pressione militare sull'Ucraina al fronte e la riscontrata riluttanza dei civili (che vedono l'infruttuosità della guerra e gli attacchi ai loro diritti da parte di Zelensky) ad accettare ulteriori arruolamenti, le cose peggioreranno molto nel nuovo anno. Un cessate il fuoco, imposto da un accordo tra Trump e Putin, è quasi inevitabile.

Per l'Ucraina sarà impossibile opporsi, poiché Zelensky e il suo governo si sono legati agli Stati Uniti e alla NATO a tal punto che rifiutare le sue condizioni porterebbe solo a perdere sempre più territorio e alla prospettiva di un accordo ancora peggiore.

Tuttavia, un eventuale simile accordo, qualunque sia la sua forma (potrebbe iniziare semplicemente con un cessate il fuoco temporaneo o un armistizio), avrebbe un carattere assolutamente reazionario. Porterebbe di fatto a una spartizione dell'Ucraina, con una parte occupata dalla Russia come territorio coloniale e l'altra alla deriva verso la sottomissione agli Stati Uniti e all'UE.

La spartizione non solo aumenterebbe l'oppressione nazionale delle parti dell'Ucraina sotto l'indiscusso dominio russo, ma violerebbe anche l'autodeterminazione della popolazione russofona del Donbass e della Crimea. Gran parte della popolazione è fuggita a ovest o è stata deportata a est. Inoltre, rafforzerebbe la Russia in quelle parti del Caucaso settentrionale brutalmente annesse, come la Cecenia, e in altri paesi della sua sfera d'influenza, Georgia e Bielorussia.

Porterebbe alla perdita permanente di diversi milioni di persone della popolazione ucraina o, peggio ancora, al respingimento di molte migliaia di persone dall'UE, mentre altre diventerebbero lavoratori a basso costo e insicuri dal punto di vista legale. Le risorse economiche e naturali del paese saranno ulteriormente spartite tra Occidente e Russia. Già durante la guerra, imprese occidentali hanno rilevato gran parte dell'economia ucraina, in particolare il settore agricolo.

Nel caso di un “accordo di pace” reazionario, è certo che la nuova guerra fredda cambierà solo di forma. Per questo il movimento operaio deve denunciare la pace imperialista fin dall'inizio e opporsi ad essa come ad un ulteriore inasprimento dell'oppressione nazionale, sociale ed economica dell'Ucraina. I regimi successivi saranno tutt'altro che democratici. Non sarà certo un passo avanti verso la soluzione delle questioni nazionali di fondo, né attenuerà le tensioni interimperialiste.

Se il governo di Zelensky possa sopravvivere a tutto questo è questione diversa, ma secondaria, anche se Klitschko e l'opposizione nel parlamento ucraino difficilmente saranno in grado di organizzare con qualche successo un'alternativa. La borghesia ucraina sarà d'accordo e potrebbe persino allearsi con Trump, invece che con l'UE, o essere ricattata ad entrare in una tale alleanza, con gli Stati Uniti che si offriranno di “mettere al sicuro” ciò che resta dello stato ucraino come parte dell'accordo. Un'accelerazione della corsa agli armamenti da parte di USA, UE e Russia accompagnerà certamente la “pace”.


NO A UN ACCORDO DI RAPINA

In breve, una pace imperialista in Ucraina non farà altro che piazzare cariche esplosive per una o più guerre future ancora più distruttive di questa. Ecco perché il movimento operaio internazionale, compresi i lavoratori russi coscienti, deve denunciare questo “accordo” come una pace fra ladri. La presa di Putin si indebolirà man mano che i veri e terribili costi di questa guerra diventeranno evidenti.

I lavoratori ucraini dovrebbero rifiutarsi di avallare la validità di questa pace, e dovrebbero pretendere che le potenze imperialiste che hanno fomentato e incoraggiato questa guerra paghino la ricostruzione. Gli oligarchi russi e ucraini devono essere costretti a pagare gli enormi costi di ricostruzione delle case e delle infrastrutture. I lavoratori, sia in Russia che in Ucraina, devono lottare per governi dei lavoratori e per una federazione socialista degli stati dell'intera regione.



(traduzione di Antonio Banchetti)

Dave Stockton

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