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Lotta Comunista e il movimento pro Palestina

La gravità di un'azione, l'assurdità di una calunnia

27 Maggio 2024
lottacomunista


Lo scontro fra Lotta Comunista (LC) e gli attivisti pro Palestina alla Statale di Milano e alla Sapienza di Roma richiama l'esigenza di una riflessione.
Non siamo a conoscenza della precisa dinamica dei fatti. In particolare non sappiamo se il volantinaggio di LC sia stato politicamente contestato o anche materialmente impedito. Non è una differenza di poco conto. Tuttavia in ogni caso vogliamo dire una cosa chiara. Ogni organizzazione della sinistra ha il diritto a diffondere propri volantini con le proprie posizioni nelle università o altrove. Ma non si può imporre un volantino a chi non lo accetta. Non si può reagire con la violenza ad una contestazione politica. Non si può ritornare il giorno dopo per “punire” con la violenza la contestazione del proprio volantino.
Tutto ciò è grave da un punto di vista generale. Tanto più contro i giovani attivisti di un movimento di solidarietà con la Palestina che sta attraversando il mondo, in contrapposizione alla barbarie dello Stato sionista e all'imperialismo che la alimenta. Un movimento che ha aperto una breccia anche nelle università italiane, contro un governo particolarmente reazionario, dentro una dinamica di scontro a più riprese con la repressione dello Stato.

La denuncia politica dell'accaduto deve muovere al tempo stesso da un'angolazione corretta. “Lotta Comunista gruppo fascista e sionista pagato e mandato dai servizi segreti...”? È una accusa che riecheggia in questi giorni da versanti diversi, ma non ci trova d'accordo, perché è semplicemente falsa e assurda. Il fatto che Lotta Comunista abbia usato metodi stalinisti nell'aggredire altre organizzazioni o realtà di lotta non legittima l'uso della calunnia nei suoi confronti, che è anch'essa di matrice stalinista. E che paradossalmente indebolisce la comprensione e denuncia delle responsabilità politiche di LC invece di rafforzarle.

Lotta Comunista, nonostante “giacca e cravatta”, non è affatto una improvvisa sorta di spectre. È una formazione politica della sinistra italiana che ha sessant'anni alle proprie spalle, con la sua storia, le sue radici, la sua tradizione. È una formazione che va contrastata sul piano politico, da un versante marxista rivoluzionario e leninista, e non liquidata con epiteti calunniosi.

Due sono i nodi politici che occorre affrontare con chiarezza. Il primo riguarda le posizioni di merito di Lotta Comunista, il secondo la sua modalità di relazione con altre organizzazioni e soggetti.

Nel merito.
Lotta Comunista si presenta come “leninista”, ma di leninismo non ha nulla.
Non è leninista sostenere la burocrazia sindacale della CGIL. Non è leninista rifiutare per principio il terreno elettorale come tribuna d'intervento verso le masse. Non è leninista ignorare il terreno delle battaglie democratiche più elementari (nel 1974 persino quella sul divorzio!). Non è leninista estraniarsi da ogni movimento progressivo non direttamente proletario (democratico, di genere, ambientalista...). Non è leninista ignorare ogni forma di centralismo democratico all'interno della propria organizzazione. Tutto ciò è esattamente l'antitesi del leninismo.

In particolare, per stare al tema, non è leninista rimuovere la stessa questione della liberazione delle nazionalità oppresse. Negare la distinzione elementare tra nazioni dominanti e nazioni oppresse nel nome dell'internazionalismo classista, come fa LC, significa manipolare e capovolgere proprio la posizione di Lenin, che ha sempre rivendicato la lotta per l'egemonia proletaria nei movimenti di liberazione delle nazionalità oppresse nell'interesse internazionale del movimento operaio e della rivoluzione socialista internazionale, contro il capitalismo e l'imperialismo. Nello specifico, negare la questione palestinese significa negare la realtà stessa dell'oppressione coloniale sionista: la sua lunga storia di barbarie contro la popolazione palestinese ed araba, la sua complicità decisiva con l'imperialismo prima britannico e poi americano, le sue relazioni con lo stesso imperialismo tricolore di casa nostra (ENI, Leonardo...). Significa di fatto avallare il negazionismo sionista. Per di più nel momento del suo peggiore orrore.

Si tratta forse di una posizione metodologicamente nuova di LC? Niente affatto. È la posizione antileninista che LC ha sempre avuto sin da quando rifiutava mezzo secolo fa ogni appoggio alla lotta del Vietnam. Oggi la centralità della lotta di liberazione della Palestina contro il sionismo e l'imperialismo rivela semplicemente i risvolti “negazionisti” di questa posizione antileninista. Li mette a nudo. Ne fa oggetto di scandalo, nella stessa percezione di un settore giovanile dell'avanguardia.

La nostra organizzazione e tradizione ha sempre denunciato il falso leninismo di LC e le sue implicazioni sul terreno politico. Lo abbiamo fatto sempre, nella nostra storia. Lo abbiamo fatto anche recentemente in occasione degli incontri promossi da LC a Milano sui temi dell'imperialismo e della guerra, con la partecipazione di decine di organizzazioni internazionali a confronto. Altri disertano il terreno del confronto politico e teorico. Noi no. Noi non disertiamo la battaglia politica aperta contro un leninismo del tutto abusivo e profondamente diseducativo.

Sul tema dei metodi di relazione.
Lotta Comunista ha spesso praticato nella propria storia, e persino teorizzato, il ricorso alla forza contro altri soggetti della sinistra politica. Più precisamente è ricorsa più volte alla forza del proprio servizio d'ordine per affermare il monopolio di organizzazione negli spazi politicamente presidiati da LC. Soprattutto ha impedito ad altre organizzazioni l'intervento critico verso le sue posizioni nel nome della difesa dell'”onorabilità” di LC. Il paradosso è che nel caso della Statale LC ha lamentato l'utilizzo nei propri confronti dei metodi che essa stessa ha usato verso altri. Noi abbiamo sempre contrastato questa pratica e questi metodi, da chiunque fossero praticati. Sempre.

Nella storia della nostra organizzazione ci siamo trovati a confliggere su questo terreno anche con LC, e non solo “politicamente”. Nel lontano 1975 all'Università di Genova dovemmo difendere il nostro diritto a criticare la linea studentesca di LC dall'aggressione militare del suo servizio d'ordine. Ci difendemmo con i mezzi necessari, in fronte unico con altre organizzazioni, perché i diritti della democrazia operaia vanno difesi sempre, non solo per sé ma per tutti. Oltretutto, ponendo al centro di quello scontro il tema della democrazia operaia, con una pubblica campagna politica, aprimmo contraddizioni nello stesso servizio d'ordine di LC, a riprova del fatto che la correttezza del metodo leninista oltre ad essere giusta può essere anche efficace.

Per la stessa ragione rifiutammo di aderire alla tesi allora promossa dal Movimento Studentesco di Mario Capanna e da ambienti stalinisti affini secondo cui Lotta Comunista sarebbe stata una organizzazione “fascista”. Per il semplice fatto che quell'accusa era ed è grottesca. L'unico effetto di quella calunnia fu quello di giustificare ritorsioni violente contro LC e quindi di cementare il suo corpo militante attorno al proprio gruppo dirigente nel nome di un patriottismo vittimistico di partito. Non commetteremo, tanto più oggi, questo errore. La gravità delle posizioni e azioni di LC sulla Palestina non merita di fornire scappatoie a chi ne è politicamente responsabile.

Per noi leninisti, e dunque antistalinisti, vale il principio della democrazia rivoluzionaria. L'uso della violenza contro organizzazioni rivali va bandito all'interno del movimento operaio e dei movimenti progressivi. Ogni organizzazione ha diritto a sostenere liberamente le proprie posizioni, anche criticando apertamente, se lo ritiene, altre organizzazioni e soggetti della sinistra (politica, sindacale, di movimento). Nessuno ha diritto di imporre con la forza il proprio punto di vista, o di punire chi lo respinge. Nessuno ha diritto alla calunnia. Il confronto, e anche lo scontro più aspro, deve svolgersi sempre sul terreno politico. È questa la lezione che traiamo dalla lunga storia del movimento operaio internazionale. Vale nelle grandi come nelle piccole cose, come ogni principio che si rispetti. È la tradizione del bolscevismo, quella che Stalin distrusse. È la tradizione del PCL.

Partito Comunista dei Lavoratori

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