Prima pagina
Intervista a un compagno del Revolyutsionnaya Rabochaya Partiya
1 Ottobre 2022
Pubblichiamo questa intervista fatta a un compagno russo del Revolyutsionnaya Rabochaya Partiya, RRP (Partito Operaio Rivoluzionario), che si è coerentemente espresso contro la guerra in Ucraina e contro l’imperialismo russo. Per garantire la sicurezza del nostro compagno omettiamo il suo nome, così come tutti i nomi di luoghi. Il compagno ha inoltre insistito a utilizzare nell’intervista l’espressione “operazione militare speciale” anziché “guerra”. Ci ha spiegato che anche solo l’uso della parola guerra, infatti, potrebbe essere sufficiente per subire una denuncia amministrativa. Auguriamo a lui e alle altre compagne e compagni buon proseguimento di lotta.
L'intervista è stata fatta poco prima dell'annuncio da parte di Putin della cosiddetta mobilitazione parziale. Va quindi tenuto conto di questo per ciò che riguarda i giudizi e le analisi contenute nelle risposte del compagno (n.d.r.)
Compagno, ci puoi riassumere la posizione del tuo partito sulla guerra?
Sì, certo. La posizione del mio partito è stata esposta abbastanza dettagliatamente. Dopo il nostro ultimo congresso, che si è tenuto nel maggio di quest’anno, la nostra posizione è stata confermata definitivamente. È basata sulle conclusioni del lavoro di Vladimir Ilich Lenin L'imperialismo, stadio supremo del capitalismo, e appellandosi a questo lavoro, alla teoria dell’imperialismo, noi non riteniamo che vi sia un imperialismo buono. Io non l’ho mai pensato. Guardiamo per esempio il dirigente del Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) Gennadii Andreevich Ziuganov, e il famoso filosofo di sinistra Žižek. Talvolta le loro opinioni combaciano, e in questo caso hanno combaciato. Le loro posizioni sulla borghesia hanno combaciato. Slavoj Žižek e Gennadii Ziuganov pensano che ci sia un capitalismo buono che si oppone a quello cattivo. Dal punto di vista di Žižek è il capitalismo occidentale che è più progressivo di quello russo, e conformemente Ziuganov sostiene la posizione opposta, che il capitalismo russo sia più progressivo di quello occidentale. In realtà la loro posizione è la stessa. Io non penso che un capitalismo imperialista possa essere progressivo. La posizione del nostro partito si riferisce proprio a questo. Può essere letta sul nostro sito, e anche sui nostri gruppi, precisamente su Facebook, e sulla rete sociale russa VK, VKontakte, che è quella che principalmente usiamo, nonché su Telegram. L’abbiamo esposta sia come una posizione programmatica a parte, sia come parte della risoluzione del nostro congresso.
Ci puoi raccontare quando e perché ti sei unito al Partito Operaio Rivoluzionario?
Allora, nel 2014 io tendevo già ad avere delle vedute, delle idee di sinistra. Poi ho avuto un cambiamento. Direi che all’epoca ero un po’ più liberale di adesso. Forse perché non sono abbastanza istruito, o perché vivo in un posto di provincia, non capisco molte cose. Non dico che sono omofobo o transofobo, ma non capisco molte cose sulle questioni di genere. Non capisco molte cose dei cosiddetti partiti neomarxisti, dove vedo molta pretenziosità. A un certo punto, un membro del Comitato Centrale del nostro partito mi ha scritto su internet. L’hanno fatto anche con altre persone. Quando vedevano che qualcuno sembrava interessato al socialismo, al comunismo, gli scrivevano sulla rete sociale VK: «Ciao, ti interessano le idee comuniste? Vorresti entrare nel nostro partito?». Il partito cerca di fare propaganda un po’ come Gandhi [ride]: prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, e infine li batti! Per un certo periodo noi siamo stati anche derisi per questo, poi hanno iniziato anche loro a usare questa tecnica, perché funziona. Sì, e io sono entrato nel Partito Operaio Rivoluzionario proprio in questo modo. All’epoca si dava molta importanza alle questioni identitarie, ciò che chiamiamo il marxismo occidentale. Anche se anche abbiamo dato molta importanza anche al leninismo e all’analisi marxista, quando era vivo il nostro fondatore. Ecco, poi letteralmente dopo un anno sono andato al congresso, e con mio stupore e addirittura choc ho visto che al congresso sono stato promosso candidato, ed eletto nella Commissione Centrale di Revisione. Non me l’aspettavo, ed è stata una grande sorpresa. Sono stato eletto anche un'altra volta ma ho chiesto di essere esentato per validi motivi, a causa di problemi personali. Sul mio partito voglio dire ancora una cosa: da quando sono entrato ci sono state due scissioni, delle quali una abbastanza grande. Come prima, continuiamo la nostra posizione di appoggio critico al PCFR, non corriamo dietro il discorso identitario. Anche se ultimamente in Russia il discorso conservatore in quanto tale si è come standardizzato, come se fosse diventato “normale”. Gli inviti alla violenza verso le minoranze vengono praticamente accettati, e questo non va bene. Un conto è discutere quanti generi ci sono, 50 o 60, e un altro discorso è quando per delle persone è davvero pericoloso vivere su questo pianeta, semplicemente. È una cosa un po’ diversa, e su questo io sostengo la posizione che contro queste cose bisogna lottare con tutti i metodi, con tutti i mezzi. Contro i pericoli alla vita delle persone, perché abbiano il diritto a una vita sicura, a un lavoro, ecc.
Come descriveresti il sistema politico russo? Ritieni che la Russia sia un paese imperialista?
Sì, l’ho già detto rispondendo alla prima domanda. Sì, la Russia è un determinato paese imperialista. E anche se si tratta di un imperialismo secondario rispetto a quello americano, per esempio, questo non giustifica affatto l’imperialismo russo. Anzi, al contrario: io mi sono reso conto di alcuni elementi di questo imperialismo all’università, quando studiavo pedagogia adolescenziale. Io vedo che le nostre élite sono infantili, in un certo senso. Ricordano un adolescente che è stato umiliato, e in un dato momento cerca di compensare questa umiliazione, di compensarla con la violenza: più violenza c’è, meglio è! Questo mi ricorda anche l’esempio di Israele. Da noi questo viene detto apertamente. Perché Israele attacca i propri vicini? Perché lo fanno i turchi? Perché noi non possiamo? Cioè fanno i duri, come direbbero i giovani. Israele non chiede scusa di nulla, mai. Se sparano a qualcuno, la gente se ne sbatte. Non si scusa, bombardano, dicono che sparano ai terroristi, e a loro tutto è perdonato. C’è come un desiderio di recuperare il terreno perduto, di modo che parlino con te alla pari nel mondo capitalistico. E il metodo è mostrare la tua ferocia da duro, essere dei duri. Questo ricorda davvero il comportamento di un adolescente complessato. Su questo piano, certo, l’imperialismo russo è disgustoso, ma a parte questo non è né migliore né peggiore di quello americano, e di quello occidentale più in generale. Per quanto riguarda l’Unione Europea in quanto tale, non mi sembra che conduca una politica imperialistica. Altra questione è quella dell’imperialismo cinese che è in crescita, come anche quello turco. Adesso tutti parlano della Russia, ma più in genere ci sono delle tendenze pericolose nel mondo. Per quanto riguarda il sistema politico russo, io lo descriverei come bonapartista. Cosa vuol dire? L’élite russa è concentrata intorno alla figura del presidente, ed è costituita dall’oligarchia e dalle istituzioni che si occupano di amministrare la forza. Sono la base del potere putiniano. Questi apparati di sicurezza esercitano una funzione determinata, cioè da un lato frenano gli oligarchi con qualche slogan populista (la difesa del popolo semplice, ecc.), ma cercano di compiacere anche la piccola borghesia e la classe operaia, nonché il capitale finanziario e industriale. Quelli che vengono chiamati “gli amici di Putin” (anche se io non direi che sono suoi amici, in realtà). Ecco, questo destreggiarsi può essere molto lontanamente paragonato all’epoca napoleonica, cioè di Napoleone III, del secondo impero francese. Certo, questo è un paragone lontano. A me personalmente sembra anche che il sistema politico russo ricordi il peronismo in Argentina. Per quanto riguarda l’Argentina, l’appoggio a Juan Perón dal basso era talmente vario che i suoi sostenitori, dalle vedute diverse, si sono praticamente fatti la guerra, contando che tra i peronisti ci sono stati i peronisti di sinistra, i montoneros, e i peronisti della A.A.A., l’Alleanza Anti-Comunista Argentina. Certo, da noi non c’è un fenomeno simile, ma mi sembra che la Russia putiniana ricordi per certi versi il peronismo.
Che sentimenti ci sono nella popolazione a proposito della guerra? Cosa pensa la classe operaia? Vi sono delle proteste?
Comincio dalle proteste. Di proteste ce ne sono state, ma sono durate molto poco. Diciamo che con le sanzioni ci hanno molto aiutato (cioè, non noi, ma il nostro governo). Con le sanzioni ci hanno aiutato così bene che adesso alcune fabbriche di automobili sono praticamente chiuse. La produzione è stata ridotta o trasferita ad altre fabbriche. Il settore automobilistico si trova in una grande caduta. Quindi, le persone non possono davvero protestare. E anche se possono, la maggioranza ha semplicemente paura. C’è un episodio interessante che vi racconto. Le poche proteste che ci sono state ci sono state in primavera, e si sono interrotte molto presto. La cosa interessante è che si sono interrotte anche le azioni a sostegno dell’”operazione speciale”! Il Partito Nazional Bolscevico russo, i naz-bol come li chiamiamo (una specie di guardia seminazista), manifestava a sostegno dell’”operazione speciale”, e li hanno messi dentro lo stesso, senza fare distinzioni! Quindi il concetto è: non andare a manifestare e basta! E i problemi che sono legati alla perdita del lavoro sono più sentiti. Adesso non ci sono proteste. Ci sono probabilmente su internet, ma su internet si può trovare di tutto… Sì, c’è la “coscienza della nazione” che ha scelto di emigrare, ma loro non sono considerati dalla maggior parte della popolazione. Tornando all’inizio della domanda, scusate se vi rispondo a lungo… I sentimenti della popolazione sono contradditori. Qui il punto è che all’interno della popolazione della Russia, con l’eccezione di una parte marginale, non ci sono persone che giustificano il governo di Kiev. Alcuni considerano l’Ucraina un paese fratello, anzi probabilmente sono la maggioranza. Ma il governo di Kiev viene considerato praticamente come un governo di occupanti, come degli agenti del Dipartimento di Stato, cioè degli americani, come se non fosse un vero governo ucraino. E a partire da questo si forma l’opinione che bisogna liberarli, abbattere questi occupanti, e pum!, l’Ucraina diventa “normale”… Con l’eccezione dell’Ucraina occidentale. C’è una convinzione metafisica che gli ucraini tendano alla Russia, e che se cercano di dirlo, i nazisti, cioè i battaglioni nazisti, li picchiano in testa per strada. È vero, questi battaglioni nazisti ci sono, e la loro presenza serve a rafforzare questo mito. I nazisti ci sono davvero, e sono ben visibili. Penso che ce ne siano di più che in Russia, in questo momento. I nostri si sono nascosti tutti. O si sono “travestiti” sotto altre forme, come cosacchi, come gente che parla del mondo russo, patrioti, ecc. Quindi c’è questo desiderio di rendere l’Ucraina “libera”, anche se loro veramente non chiedono questo. C’è questa idea che si tornerà indietro nel tempo, che poi riprenderemo a venire a trovarci, a venire in vacanza reciprocamente, che Zelenski riprenderà a girare delle stupide commedie russe, come faceva prima negli anni 2000… che la pace e l’amicizia torneranno tra noi, come prima, basta abbattere il governo di Kiev... Ovviamente le cose non andranno così. Per quanto riguarda l’opinione della classe operaia, è un po’ simile a quella generale. Alla gente non piacciono i metodi. Molti giustificano gli obiettivi, ma non gli piacciono i metodi con i quali l’”operazione speciale” viene condotta. Non pensano che gli ucraini siano dei veri nemici. A qualcuno non piacciono né i metodi né gli obiettivi, ma comunque non amano il governo di Kiev, si preoccupano per la popolazione del Donbass, sulla quale si spara sul serio, e dicono: «Perché lo fanno?». Ma lo fanno… Per esempio, mia mamma si preoccupa molto e del tutto sinceramente per i bambini del Donbass che muoiono… Ma noi capiamo che i bambini non muoiono solo lì. In questo non c’è nessuna cattiveria, né odio. C’è questo sincero desiderio di rendere questo paese “libero”, nel nostro senso ideologico, fare loro del bene… Forse è difficile spiegare tutto questo a degli stranieri…
Ci puoi raccontare dove lavoravi all’inizio della guerra, e perché hai deciso di licenziarti? Che lavoro fai adesso?
Questa è una storia a parte. Allora, all’epoca io lavoravo in una fabbrica meccanica, di mitragliatori. Per l’esattezza, ero direttamente in produzione. Il punto è che la settimana precedente l’inizio dell’”operazione speciale” io non sono andato al lavoro. Stavo molto male, e naturalmente ho sofferto anche dell’evoluzione della situazione politica. Alla fine mi sono fatto forza e ho detto: bene, domani vado al lavoro. La mattina mi sono alzato, prendo il filobus, guardo il telefono, e vedo che nei nostri gruppi c’è un casino… Tutti urlano, tutti dicono: hanno attaccato, hanno attaccato… In precedenza c’erano stati molti falsi allarmi: la Russia è intervenuta, non è intervenuta, ecc… Quindi non si capiva. Quando sono arrivato al lavoro mi aspettavo come minimo che mi licenziassero. Come minimo, o che mi togliessero tutti i premi di produzione possibili… Insomma, mi aspettavo che mi facessero una lavata di capo, che il capo mi distruggesse e mi mangiasse. Ma di me non gliene sbatteva niente a nessuno. Tutti sembrano davvero persi, molto seriamente. Eravamo nella sala fumatori, il nostro capo è arrivato correndo e ha detto: via i telefoni, tutti al lavoro, le notizie le leggerete dopo! Quindi nessuno mi ha considerato. A me era finito l’internet sul telefono, mi erano finiti i soldi. E lì è molto difficile uscire a ricaricare, perché è molto difficile uscire dal territorio della fabbrica. E tutti i discorsi erano sul fatto che l’economia sarà distrutta, che saremo sotto embargo totale, ecc. E che era sensato fare scorte di generi alimentari, cosa che infatti ho fatto anch’io. Letteralmente dopo due giorni, quando ho ricevuto lo stipendio, abbiamo comprato da mangiare per due mesi, pensando che i prezzi sarebbero schizzati. Poi sono iniziate tutte queste psicosi sullo zucchero, ecc. Insomma, in generale eravamo abbastanza spaventati. Cosa succederà adesso? Onestamente, io non pensavo che con tutte le sanzioni l’economia avrebbe retto così bene. Non direi che la situazione è perfetta, ma noi ci aspettavamo molto di peggio, onestamente. Ci aspettavamo sicuramente la deflazione del rublo. La gente è andata a comprare dollari, poi si sono messi a imprecare. Quando non mi ero ancora licenziato, un mio collega si lamentava di non aver comprato dollari prima, poi dopo alcuni mesi piangeva e correva dicendo: "Perché non ho venduto i dollari?", perché il rublo si è molto rafforzato. Perché mi sono licenziato? Mi sono licenziato per vari motivi. Ho avuto davvero un esaurimento morale. Vorrei anche aggiungere che io sono comunque un armaiolo russo. Non so se conoscete la scultura della Madre Patria di Volgograd [Stalingrado], che in realtà è un insieme di sculture composto di tre parti. C’è un monumento a Magnitogorsk [città industriale sugli Urali], dove il Lavoratore Retrovia consegna una spada al Soldato dell’Armata Rossa. A Stalingrado, la Madre Patria solleva questa spada, e conformemente a Berlino il Soldato Liberatore, che ha una bambina tedesca in braccio, abbassa questa spada. "Basta, la guerra è finita". Cioè, "l’ho sollevata, ho scacciato il nemico, basta, adesso non serve più". Insomma, questo Soldato Liberatore non agita la spada come un sadico, non taglia a fette i bambini tedeschi con questa spada. Noi non facciamo le armi per questo! Volevo dire questo… non so se le mie metafore sono comprensibili. Comunque, mi sono licenziato anche per motivi professionali. Io non avevo una qualifica abbastanza buona, quindi non andava bene per la produzione in cui lavoravo. Ho provato ad andare in un altro reparto, ma non ce l’ho fatta, quindi mi sono dovuto licenziare. Infine, certamente anche motivi politici hanno influito sulla mia scelta. Mi stavano finendo i soldi, adesso lavoro nel settore privato, nell’amministrazione di condomini.
Come hanno reagito la tua famiglia e i tuoi conoscenti alla tua scelta?
Per quanto riguarda la mia posizione, in generale è capita benissimo. Mia mamma guarda molta televisione e tutta questa propaganda, quindi lei ha una posizione molto patriotica, diciamo così, o meglio filoputiniana. Mio padre ha una posizione un po’ più ragionevole e mi capisce, anche gli altri mi capiscono. Come dicevo, questa situazione viene vissuta in modo un po’ più profondo e complicato di quanto possa sembrare, specialmente dall’estero. La popolazione ha una percezione complicata. Poi non bisogna dimenticarsi che il Donbass esiste, lì ci vivono delle persone e gli sparano addosso in continuazione. Gli sparano gli ucraini, ormai con armi della NATO. Questo sta succedendo davvero. Adesso non voglio parlare di ipocrisia, però adesso tutti parlano dell’aggressione contro l’Ucraina, e ovviamente è un male, è orribile. Ciononostante, gli ucraini mitragliano in tutta tranquillità la regione di Lugansk, come se fosse una cosa normale, nell’ordine delle cose.
In Russia si parla dei crimini dell’esercito russo contro la popolazione civile? Tu personalmente cosa ne pensi?
Questa domanda è molto pericolosa, perché è molto vicina all’articolo del codice che mi potrebbe condannare, ma risponderò lo stesso [il compagno insiste a rispondere]. Prendo su me stesso tutta la responsabilità. In realtà non tutti ci credono. Sì, se ne parla. In effetti, questo è proprio uno dei motivi per i quali le persone non vogliono sostenere i metodi. Bisogna considerare che ci sono anche delle gravi perdite russe, sono davvero molto gravi. A molti non piacciono i metodi di combattimento, anche a molti ufficiali. Molti non capiscono, se ci sono delle armi così precise, così moderne, perché queste armi sparano non si capisce dove? Tutti sono convinti che questi colpi non siano intenzionali. Di questo sono convinti assolutamente tutti, tutti sono convinti che questi colpi siano casuali. Ma logicamente sorge la domanda: perché combattono in modo così “non professionale”? Io ho studiato molto dei conflitti locali, e non è mai successo che tutto andasse bene. Cioè, anche gli americani in Iraq hanno bombardato degli obiettivi civili, e quanti siano morti nella popolazione civile semplicemente non lo sappiamo, perché degli iracheni non importava nulla a nessuno. Gli iracheni non erano sostenuti dal centro capitalistico. Per non parlare del Vietnam, o di quante perdite ci siano state in Afghanistan durante l’intervento americano, e anche quello sovietico… non si capisce, perché nessuno si è preso la briga di contare. Qui invece c’è l’interesse di tutti. In ogni modo, da noi si parla più dei crimini di guerra ucraini. Per fare un altro esempio, qui in Russia ci ricordiamo tutti bene del tribunale dell’Aja sulla Jugoslavia. Sappiamo come tutte le parti del conflitto si sono comportate in Jugoslavia, ma i colpevoli sono risultati solo i serbi. Invece le condanne inflitte da quel tribunale ai criminali di guerra bosniaci e croati sono state ridicole: da due a dieci anni di galera per delle stragi. Per questo, da noi si dice: loro hanno due pesi e due misure, perché noi dobbiamo essere obiettivi in questa situazione? Anche noi useremo due pesi e due misure, allora. Adesso non è che voglio fare un discorso filosofico, ma qui mi sembra che in una situazione del genere nessuno abbia ragione. I crimini di guerra sono crimini di guerra, la guerra non è uno scherzo, non fa ridere.
Molti in Occidente criticano i propri media, dicendo che raccontano la guerra in modo molto unilaterale. Cosa ne pensi, come si comportano in proposito i media russi?
Si comportano esattamente allo stesso modo. L’espressione che avete usato risponde già alla domanda. Assolutamente allo stesso modo, battono sulla propria linea. Ignorano, negano, insinuano sui dati. Dicono in continuazione che i media occidentali sono uguali, che hanno due pesi e due misure, che sono controllati dalla volontà dei loro proprietari. Quindi i due casi mi sembrano assolutamente uguali, questi o quelli... Posso anche dire che i metodi dei media ucraini non sono molto diversi da quelli russi. È tutto quello che si può dire in materia.
Come pensi che si debba difendere l’Ucraina? Pensi che abbia il diritto a ricevere armi da altri paesi?
Qualunque paese indipendente ha il diritto di ricevere aiuto da altri paesi indipendenti e sovrani. Qualunque, è un diritto assolutamente naturale. In questo caso, vorrei dire che tutto questo mi ricorda il XVII secolo in America, nello specifico la politica coloniale. I francesi armavano gli algonchini con i moschetti, con un sacco di moschetti, mentre gli inglesi armano gli irochesi. Mi riferisco alla Guerra franco-indiana dei sette anni. Quelli si ammazzano allegramente l’un altro, distruggendo la natura circostante che gli dava le risorse. La insteriliscono, e così sono costretti ad andarsene a ovest, perché la loro terra è completamente svuotata. Anche gli algonchini se ne vanno più a ovest. Insomma, l’unica cosa che hanno ottenuto facendosi le guerre l’un l’altro è che hanno distrutto la propria terra e sono stati costretti ad abbandonarla. La quale terrà è stata felicemente abitata dai coloni europei, che avevano un’economia più avanzata, meno invasiva, quindi potevano avere un’agricoltura più intensiva, ecc. A loro non importava nulla, per loro quella natura era sufficiente. Questo è ciò che successe all’epoca. Comunque, per tornare alla risposta diretta: sì, qualunque paese ha diritto all’aiuto, o quanto meno a chiedere aiuto.
Cosa ne pensi delle affermazioni dei media statali russi, secondo le quali tutti gli ucraini sarebbero dei “nazisti”?
È semplicemente una fesseria, una fesseria! Vi rispondo con le parole di Jim Jarmusch: è una fesseria, una fesseria del c…! [scandisce lentamente le parole] Ma lasciatemi fare una rettifica, o una precisazione. Le affermazioni dei media russi suonano così, possono essere interpretate proprio così, ma il contesto è un po’ diverso, come ho detto. Cioè, dal punto di vista dell’ideologia corrente da noi, non tutta l’Ucraina è nazista. Innanzitutto, viene considerata nazista l’Ucraina occidentale. E questa espressione non indica un qualche territorio determinato, con dei confini. È una specie di formula metafisica. Una certa Ucraina occidentale è un’Ucraina nemica. È nemica, e fondamentalmente non è nostra, non ci appartiene. E poi c’è un’altra Ucraina, che non è nemica ma è subordinata, conquistata. Questa è l’Ucraina buona, giusta. E conseguentemente tutto il contesto di questi termini ideologici è che gli ucraini occidentali adesso hanno conquistato gli ucraini orientali, a parte il Sud-Est del paese e le regioni di Donetsk e Lugansk che si sono ribellate. Ma anche su questo bisogna dire che il movimento del Donbass è stato un movimento dal basso. All’inizio, l’anti-Maidan è stato un movimento assolutamente dal basso, che poi è stato conquistato e manipolato, prima dalle élite locali e poi dall’oligarchia russa. È stato conquistato e messo sotto controllo, ma in origine era una cosa dal basso. E questo non è successo solo nel Donbass, è successo anche nelle regioni centrali dell’Ucraina, Kherson, Zaporizia, Chernigov, Odessa. Sappiamo che lì hanno dato fuoco alla Casa dei sindacati con la gente dentro. Quindi stiamo parlando di scontri complessi. All’epoca c’era un sincero desiderio di fermare il nazionalismo ucraino. Comunque, con questi termini ideologici ormai la gente è completamente impazzita. La teoria che c’era prima e che metteva tutti in uno stesso fascio ora è sempre più marginale e sta acquisendo un po’ una piega. Per esempio, prendiamo l’uccisione di Daria Dugina. Non so come si possa essere così idioti da fare una cosa così. Praticamente, hanno creato una martire per questa teoria del “mondo russo”. Hanno fatto una specie di Giovanna D’Arco di questa donna con delle concezioni oscenamente reazionarie e nazionaliste. Mi viene anche difficile credere che in questo abbiano partecipato i servizi ucraini, perché è il regalo più grande che si potesse fare ai nazionalisti e agli sciovinisti russi. Dal punto di vista strategico-militare è stata un’azione assolutamente inutile. È stata semplicemente creata una martire, rafforzando questa unione generale e quest’odio, che c’è già abbastanza, e nel quale stiamo già annegando. Voglio aggiungere che io ho degli amici in Ucraina, e anche a loro cercano di lavare il cervello come si deve su questa questione, dopo l’inizio dell’”operazione militare speciale”. Chiedo sempre di scrivere “operazione militare speciale”, non g… [noi lo rassicuriamo] Dopo le ultime azioni ucraine andate a buon fine, la gente è piombata in una specie di odio. Io qui non posso dire: «Tonti, non capite niente», perché è una questione puramente emotiva.
Cosa pensi delle persone di sinistra che in Occidente dicono che bisogna sostenere Putin? Se avessi la possibilità di discutere con loro, cosa diresti loro?
Faccio questo esempio. C’è uno studioso russo che si occupa di America Latina, Oleg Iasinskii. Lui non vive in Russia, vive da molto tempo in Cile, mi sembra, o comunque in Sud America. Lui si esprime assolutamente e radicalmente a sostegno della Russia, pur sapendo che cos’è il capitalismo: lui è di sinistra, è un socialista. Ma lui fa anche un distinguo, che in questo caso è molto importante: «Io non vivo in Russia da molto tempo, non so più com’è, che cosa succede lì. Io vedo che cos’è l’imperialismo americano qui, in Sud America. È incredibilmente visibile, in Sud America è assolutamente ovvio. C’è un’interferenza incredibilmente chiara, diretta e selvaggia dell’imperialismo americano, nel suo aspetto più terribile». E anche qui si può capire questa persona, cioè, di fatto lui vede la situazione da una parte. Stop. Lui vede che l’imperialismo americano è il male. E non capisce che l’imperialismo russo appare come se fosse alternativo, anche se non c’è nessuna alternativa. Ecco dov’è il problema. Questo è quello che potrei dire su questa questione. E per quanto riguarda quelli che in Occidente sostengono l’imperialismo russo, penso che si tratti di stalinisti, perché so che agli stalinisti piace sostenere Putin, non da oggi. Dipende tutto da come arrivano a questa conclusione, che l’imperialismo russo sia in un certo senso migliore. Oleg Iasinskii ha uno sguardo soggettivo, molto soggettivo. E lui fa subito il distinguo: «Io non so com’è in Russia, io so com’è qui. Qui bisogna colpire e sconfiggere l’America». Capito? Poi, se si fanno varie congetture, o se ricevono qualche soldo, è sulla loro coscienza. Io certamente non sosterrò questa posizione, assolutamente no, no grazie. Costerebbe troppo. C’è qualcosa di più alto degli interessi personali. Bisogna essere delle persone di principio, mi sembra.