Dalle sezioni del PCL
Epidemia nel Molise: quale strategia disvela l'accordo giunta Toma-Neuromed
6 Aprile 2020
Sappiamo che i presidi ospedalieri sono diventati anche nel Molise una fonte importante di contagio per operatori sanitari, pazienti e visitatori, in primis grazie a tagli brutali e pochi strumenti di sicurezza, ma anche per la promiscuità dei presidi.
Proprio per contenere ed eliminare la promiscuità dei presidi sanitari, persino le norme nazionali (evidenziate anche da uno studio legale molisano) impongono come scelta strategica per l’emergenza l’utilizzo in via prioritaria di strutture dedicate in modo esclusivo a pazienti affetti da Covid-19, a partire dalla terapia intensiva. Dunque, perché la giunta regionale Toma non ha voluto riattivare e riqualificare in tal senso i presidi, entrambi pubblici, di Larino e Venafro? Mera negligenza o si è voluto continuare a subordinare il diritto alla salute all’interesse di lobby private, anche di fronte all’epidemia?
Al Molise, da 115 posti di terapia intensiva (pubblici e privati), a furia di tagli brutali ne sono rimasti solo 30, ora incrementati a 42 dal governo centrale per l’emergenza. Il rapporto in Italia è di 12 a 1 in favore del pubblico, poiché la terapia intensiva non era lucrativa per i privati. Ma ora è appetibile.
E qui subentra lo strumentale “scontro giudiziale” (in piena emergenza!) sui nove pazienti Neuromed risultati positivi al coronavirus tra la giunta Toma e la stessa Neuromed, che voleva rimetterli tutti al presidio pubblico del Cardarelli, non avendo essa posti per la relativa terapia. Una recita a soggetto per aprire la breccia all’accordo? Di fatto l’intesa raggiunta prevede quattro posti di terapia intensiva alla Neuromed, mentre gli altri cinque pazienti sarebbero trasferiti al pubblico Cardarelli di Campobasso.
Una direzione opposta a quella – persino imposta dalle norme – di attivare/potenziare/riqualificare i presidi pubblici, a partire da Larino e Venafro, per adibirli alla esclusiva emergenza dei pazienti affetti da Covid-19, onde spegnere i focolai ospedalieri ad uso promiscuo.
Dunque, cosa orienta tale scelta della giunta leghista e sovranista nero-azzurra di Toma, il diritto alla salute o l’interesse speculativo della sanità privata?
Né promette bene il contesto dell’accordo, se il partito emanazione della proprietà della Neuromed è il principale sostenitore della giunta Toma con i suoi consiglieri e assessori.
Intanto aumentano i contagi nel Molise, a parte per quanto detto sulla carenza dei presidi pubblici, anche nelle strutture private, dalla Neuromed (che ha riguardato la zona di Pozzilli e Venafro ed oggetto di un’interrogazione parlamentare in attesa di risposta), alla GEA Medica, per finire con le case per gli anziani, persone cui questa società disumana fondata sul lucro ha un notevole debito di assistenza e umanità.
In generale anche le residenze per anziani, per lo più private e con logiche di lucro, sono assistite da personale sanitario non protetto oltre che insufficiente, e per questo veicolo di contagio e – già in altre regioni – anche di morte. Persone cui spesso non è stato fatto neppure il tampone per accertare la causa del decesso.
Si badi, non si tratta di “eliminare” in sé l’importante servizio della Neuromed, del Gemelli e di altre strutture private; si tratta di riqualificarli e potenziarli, sottraendoli allo scopo del lucro privato, per ricondurli alla proprietà pubblica, con tutto il loro personale e le attrezzature.
Si tratta di legare la lotta immediata, a fronte dell’epidemia in atto, per la riattivazione/potenziamento dei presidi di Larino, Venafro, Agnone, Isernia, Termoli ed altri, alla prospettiva di rivendicazione più generale, anche dal Molise, della nazionalizzazione di tutta la sanità privata, senza indennizzo per grandi azionisti (tanto più a fronte del fiume di soldi pubblici a loro erogati su cui hanno tratto ingenti lucri), sotto il controllo sociale e dei lavoratori che vi operano.
Nel Molise la sanità pubblica recupererebbe circa 300 milioni l’anno, ora distratti in favore dei privati che agiscono a fini di lucro.
La sanità, anche nel Molise, non sia più orientata dalle logiche di profitto care a ristrette lobby imprenditoriali, ma dal diritto universale alla salute.