Interventi
Sovversivismo vecchio e nuovo
5 Aprile 2016
“Si inscena la questione morale, e noi conosciamo la triste storia delle questioni morali in Italia. Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!”
Benito Mussolini, Discorso del 3 gennaio 1925 alla camera dei deputati sul delitto Matteotti
“Ho scelto io di fare questo emendamento. Lo rivendico con forza. L’idea di sbloccare le opere pubbliche e private l’abbiamo presa noi. La rivendico, per Tempra Rossa come per Pompei… “I magistrati vogliono sentirmi? Eccomi. Con i nostri provvedimenti stiamo cambiando l’Italia: se i magistrati vogliono interrogarmi, mi possono interrogare non solo su Tempa rossa ma anche su tutto il resto che abbiamo sbloccato: Napoli-Bari, Salerno-Reggio Calabria, variante di valico. Se vogliono mi possono interrogare, anche oggi pomeriggio”.
Matteo Renzi, 03/04/ 2016, Intervista sulle dimissioni della Ministra Guidi
Non sono semplicemente due ammissioni, ma due aperte rivendicazioni che esprimono, in due periodi storici differenti, lo stesso sovversivismo della borghesia!
Oggi assistiamo a due esempi sorprendentemente simili ma opposti di sovversivismo della classi dominanti: in Brasile dove il potere giudiziario e la magistratura sono usati dalla borghesia, facendo leva sulla corruzione del gruppo dirigente del PT, per rovesciare un governo ormai inadeguato rispetto ai compiti immediati ed urgenti della borghesia locale. Ed in Italia, dove, al contrario, è il potere esecutivo, con il sostegno della maggioranza del parlamento, al contrario, ad entrare in conflitto e sfidare apertamente il potere giudiziario e la magistratura nel momento in cui questa interviene per perseguire i borghesi che violano le loro stesse leggi.
In entrambi i casi abbiamo la riproposizione, in due periodi differenti, di una tendenza tipica delle classi dominanti nelle epoche di acuta crisi: il sovversivismo dell’ordinamento democratico borghese. Il populismo di Renzi, e prima di lui, quello Berlusconiano, indicano sicuramente un primo stadio della transizione latente verso lo stato autoritario nelle forme del bonapartismo o dell’ultima sua variante: il fascismo. È possibile vedere nel conflitto tra i poteri dello stato un sintomo dell’emergere di questa tendenza latente. Solo che in questo momento, per vari motivi la tendenza non si manifesta come scontro tra il potere esecutivo e quello legislativo, governo e parlamento, ma tra questi ultimi ed il potere giudiziario. Il discorso di Renzi indica il primo stadio di questa tendenza, quello di Mussolini l’ultimo stadio, quello del fascismo.
Trotsky nel 1935 analizzando il fenomeno del fascismo alla luce della sua esperienza storica concreta e delle considerazioni sul bonapartismo di Marx ed Engels scriveva:
“Il 12 aprile 1890, Engels scriveva a Sorge: ‘Al giorno d’oggi ogni governo, volente o nolente, diventa bonapartista.’ Questa affermazione, più o meno, trovò corrispondenza nella realtà durante un lungo periodo di crisi agraria e di depressione industriale. La nuova ascesa del capitalismo a partire all’incirca dal 1895 indebolì le tendenze bonapartiste; il declino del capitalismo dopo la guerra le rinsaldò invece con forza […]. Per bonapartismo, noi intendiamo un regime in cui la classe economicamente dominante, che esercita normalmente il governo con metodi democratici, si trova costretta – per salvaguardare ciò che possiede – a tollerare sopra di se il dominio incontrollato di un apparato militare e poliziesco, di un ‘salvatore’ incoronato. Una situazione di questo genere si crea nei momenti in cui le contraddizioni di classe sono diventate particolarmente acute; il bonapartismo ha come scopo di impedirne l’esplosione, la società borghese è passata più di una volta attraverso periodi simili, ma ogni volta non si è trattato altro che di una ripetizione di quanto già accaduto prima. L’attuale declino del capitalismo non solo ha definitivamente scosso le basi della democrazia, ma ha anche rivelato l’assoluta insufficienza del bonapartismo del vecchio tipo: al suo posto è venuto il fascismo. Tuttavia alla stregua di un ponte tra democrazia e fascismo (in Russia, nel ’17, come ‘ponte’ tra la democrazia e il bolscevismo) fa la sua comparsa un ‘regime personale’, che si innalza al di sopra delle democrazia, manovra tra i due campi e tutela nello stesso tempo gli interessi della classe dominante.”
Il conflitto tra poteri oggi è anche il riflesso di un’altra conseguenza della crisi: la tendenza all’implosione e dissoluzione dell’apparato dello stato borghese. La sopravvivenza del capitalismo alla seconda guerra mondiale ha permesso a questo apparato, sia per le esigenze di continua valorizzazione che per le necessità di contenimento del conflitto di classe interno, di espandersi a dismisura in una forma mai prima conosciuta nella storia. La crisi mina la stabilità di questo apparato, perché come diceva Marx, la classe sfruttatrice, non può più garantire nemmeno la sopravvivenza dei propri sfruttati e servitori.
Si è aperta una fase di violenti sconvolgimenti sociali in cui la transizione sarà o rivoluzionaria verso il socialismo o reazionaria verso forme più o meno autoritarie di stato forte, di bonapartismo o di fascismo.