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Papa Francesco benedice il boia al-Sisi
29 Aprile 2017
La stampa borghese e tutto il sistema mediatico celebrano la visita di Papa Bergoglio in Egitto. La stampa laica in prima fila. “Il Papa invoca la pace”, ” “Il Papa denuncia la proliferazione delle armi”, e via discorrendo, di apologia in apologia. Il Manifesto, “quotidiano comunista”, non è da meno: “Francesco in Egitto contro armi e povertà”, titola a grandi caratteri. Sconcertante.
Il Papa sta visitando un paese dominato da un regime militare, che ha appena varato una riforma giudiziaria che mette la magistratura sotto il controllo del generale, che schiaccia i diritti sociali, sindacali e civili più elementari, che condanna a morte centinaia di oppositori, che sequestra e tortura migliaia di desaparecidos. Giulio Regeni ha subito sulla propria pelle la natura di questo regime. Il fatto che il Papa abbia incontrato pubblicamente al-Sisi costituisce di per sé un atto di legittimazione del regime, che infatti usa l'evento per autocelebrarsi. Il fatto che non abbia nominato neppure per sbaglio il caso Regeni, nonostante il pubblico appello della madre, dimostra una volta di più che la Chiesa antepone come sempre le proprie relazioni di potere (con qualsiasi potere dominante) ad ogni valore di giustizia, anche solo umanitario. Perché la Chiesa è una potenza internazionale che ha interessi da difendere, non valori da tutelare.
Non stupisce l'attenzione entusiasta del governo italiano verso la visita di Francesco ad al-Sisi. Gentiloni spera che la legittimazione papale di al-Sisi possa aprire la via al ritorno dell'ambasciatore italiano in Egitto, archiviando definitivamente l'ostacolo del caso Regeni. Le relazioni dell'imperialismo italiano con l'Egitto sono troppo importanti, troppo importante è la concorrenza con la Francia per il controllo del Nord Africa, per subordinare il tutto a uno spiacevole “incidente” giudiziario. Peraltro l'Egitto è diventato più che mai oggetto di contesa tra USA e Russia nella delicata composizione di schieramenti ed equilibri in Medio Oriente, e l'Italia poterebbe ritagliarsi un ruolo profittevole di mediazione. I genitori di Giulio se ne facciano una ragione.
Non stupisce neppure il silenzio ossequioso del loquace Di Maio sulla visita del Papa in Egitto. Del resto l'aspirante premier pentastellato non ha mancato di farsi ritrarre compunto ai piedi dell'altare durante una recente messa papale. E i segnali di attenzione del M5S verso il Vaticano (ricambiati) si vanno infittendo sempre più. Perché rovinare il nuovo clima di dialogo con parole inopportune su Regeni? Meglio accodarsi in silenzio alle celebrazioni di Francesco.
Di certo colpisce l'ipocrisia della sinistra riformista, in tutte le sue articolazioni, che si aggrappa alle parole vuote di Bergoglio sul rispetto dei diritti inalienabili dell'uomo per vedervi il segno del progressismo del nuovo papato o addirittura (come pure si è detto) del suo anticapitalismo. Ma una sinistra che sogna in cuor suo di ritornare un giorno nel governo del capitale ha bisogno di dimostrarsi compatibile con la Chiesa, che del capitale è istituzionalmente parte integrante e inseparabile.
Di fatto solo una sinistra anticapitalista, e dunque anticlericale, può oggi rivendicare a voce alta giustizia per Giulio Regeni, contro l'abbraccio tra Bergoglio e al-Sisi.