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Il tradimento di Tsipras
13 Luglio 2015
L'accordo siglato tra Tsipras e la Troika sancisce una nuova pesante intensificazione dello strozzinaggio finanziario della Grecia da parte del capitale internazionale. Nessun gioco di prestigio, nessuna recita ad effetto, potrà nascondere questa verità. La splendida vittoria del NO ai creditori è stata svenduta e capovolta di segno nel giro di una settimana. Tsipras ha consegnato la Grecia, mani e piedi legati, ai suoi strozzini. Le borse europee festeggiano con comprensibile entusiasmo la resa di Tsipras. I governi imperialisti celebrano la propria ritrovata (e faticosa) intesa sulla pelle del popolo greco.
Neppure la forma è stata salvata. Tsipras aveva presentato la vittoria del NO al referendum come leva di un possibile “accordo migliore” con i creditori. E' accaduto l'opposto. L'accordo siglato coi creditori strozzini, sette giorni dopo, è infinitamente più pesante della bozza d'accordo respinta dal referendum. Su ogni voce di merito: pensioni, IVA, privatizzazioni, diritti sindacali, contrattazione. Nei vincoli istituzionali: che sanciscono un più stretto commissariamento del governo greco nell'applicazione e supervisione dell'accordo. Nella imposizione ultimativa del calendario: tre giorni di tempo assegnati al Parlamento greco per votare resa e rapina. Infine nel pignoramento umiliante dei beni e tesori nazionali della Grecia quale garanzia per i creditori.
Vedremo nei prossimi giorni la dinamica politica, in Grecia e in Europa, dell'accordo siglato. Ma la pretesa di Tsipras di venderlo come un proprio “successo negoziale” è tanto imbarazzante quanto penosa. “Abbiamo difeso l'anomalia di un governo di sinistra dal tentativo politico di
rovesciarlo” dichiarano i dirigenti di Syriza fedeli al capo. Ma dove sta l'”anomalia” di un governo che gestisce la perfetta continuità dei famigerati memorandum, per di più con l'annunciato soccorso parlamentare dei vecchi screditati partiti borghesi ?
Le sinistre italiane “tsipriote” che in questi mesi hanno impugnato la bandiera di Tsipras come leva di una propria possibile resurrezione si trovano con un pugno di mosche. La verità presenta sempre il conto. Lo spazio riformistico è da tempo crollato in Europa. L'alternativa vera è tra prospettiva anticapitalista e regressione storica. Un partito riformista che accetta il quadro capitalista finisce con l'accettare e gestire la regressione. La capitolazione di Tsipras ai creditori è solo la metafora di questa realtà.
Di certo la costruzione del partito rivoluzionario, in Grecia, in Italia, in Europa, trova nei fatti di Grecia una nuova clamorosa conferma.