Dalle sezioni del PCL

Un compito che dobbiamo assumere

26 Marzo 2011

Un compito che dobbiamo assumere


Il principale limite della rivoluzione araba in corso, limite che ha permesso l’inizio della controrivoluzione in Libia, è quello di rimanere isolata nei propri confini “nazionali” e di non aver fatto alcun appello e preso iniziative per l’unità rivoluzionaria della classe operaia e delle masse sfruttate arabe. E non sarà il tradizionale nazionalismo arabo baathista, né quello nasseriano ad assolvere questo compito perchè ha fallito tragicamente servendo l’imperialismo. Solo i comunisti possono farlo. Per il momento le forze del socialismo scientifico sono esigue nel mondo arabo e il nostro aiuto è determinante per sviluppare un orientamento all’unità rivoluzionaria delle masse di al- Maghreb e al- Mashraq. Questo orientamento lo dobbiamo diffondere tra i lavoratori arabi organizzati nella CGIL e non organizzati sindacalmente. Questa è, pure, la lotta contro gli stalinisti che negano l’inizio della rivoluzione nel mondo arabo, in buona compagnia con i giornali Libero e il Giornale.

La controrivoluzione araba, iniziata con l’intervento militare dell’imperialismo UE e Usa coordinato dalla Nato e con le truppe saudite nel Barhein, ha trovato, in Egitto, un agente nel Consiglio militare egiziano.Robert Gates, il capo del Pentagono, e Tantawi, il capo del Consiglio militare, in questa settimana si sono accordati per collaborare nell’aggressione al popolo libico. Ciò si è riflesso immediatamente sul piano della politica interna: il decreto del Consiglio militare che criminalizza gli scioperi , manifestazioni e sit-in che bloccano imprese private e pubbliche. La pena è di un anno di carcere e multe fino a 84 mila dollari (12 dei lavoratori che avevano occupato l’Agile-Eutelia sono stati multati per 7.600 euro, nello stato italiano) Con quelle forme di lotta è stato rovesciato il governo di Mubarak. Dobbiamo lanciare un appello al popolo egiziano affinché non un soldo non uomo dall’Egitto vada ai controrivoluzionari della Nato. Al popolo egiziano mostriamo l’esempio internazionalista dell’eroica insurrezione viennese del 6 ottobre del 1848 contro l’invio delle truppe controrivoluzionarie degli Asburgo d’Austria per schiacciare la rivoluzione ungherese: “ il popolo, la legione accademica e la guardia nazionale di Vienna, insorsero in massa il 6 ottobre e si opposero alla partenza delle truppe: alcuni granatieri passarono dalla parte del popolo; avvenne una breve lotta fra le forze popolari e la truppa; il ministro della guerra Latour fu massacrato dal popolo, ed alla sera, quest’ultimo rimase vittorioso”( Engels, L’insurrezione d’ottobre a Vienna, in Rivoluzione e Controrivoluzione in Germania).
La rivoluzione araba può vincere se i governi degli stati aggressori verranno rovesciati in casa. Per l’evoluzione del movimento contro la guerra verso il rovesciamento del governo è centrale la denuncia dell’azione di Giorgio Napolitano, che corona una vita spesa a recidere gli ultimi legami dell’ex Partito Comunista d’Italia con la Rivoluzione d’ottobre. Napolitano fa parte di quella schiera di dirigenti del PCI, Armando Cossutta, Emanuele Macaluso e il più giovane Gianni Cernetti, tanto per citarne alcuni, sostenitori di Giorgio Amendola, che scoprì le carte quando, nel 1967, su Rinascita propose l’unificazione del PCI con il Partito socialista Italiano, ormai completamente integrato nello stato capitalista. Giorgio Amendola è stato il maestro di Giorgio Napolitano nell’arte di disarmare politicamente la classe operaia e le masse lavoratrici. Le responsabilità di Giorgio Napolitano e di Berlusconi sono pari nell’aggressione alla Libia. A tutta la banda dei “democratici puri”, con in testa l’ex trotskista Paolo Flores d’Arcais, dei marchesi d’Oristano, che si è mobilitata a esaltare la scelta controrivoluzionaria di G. Napolitano, ricordiamo che il più grande esponente della democrazia borghese rivoluzionaria, Robespierre, prevedeva per gente come loro un destino infame: “coloro che fanno la guerra a un popolo per arrestare il progresso e la libertà e annientare i diritti dell’uomo devono essere perseguiti dappertutto, non come nemici ordinari ma come assassini e come briganti ribelli”.
Gian Franco Camboni - sezione provinciale di Sassari del Pcl per la Quarta Internazionale

Gian Franco Camboni - sezione provinciale di Sassari del Pcl per la Quarta Internazionale

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