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VOLANTINO NAZIONALE "caduta del muro di Berlino"

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12 Novembre 2009

Di fronte allo sviluppo della più grave crisi capitalistica dal 1929-32
Il comunismo, a 20 anni dalla “caduta del muro di Berlino”, resta la prospettiva di liberazione dei lavoratori e l'avvenire dell'umanità.

20 anni fa la crisi del regime della Germania dell'Est e di quello della stessa Unione Sovietica faceva sì che le masse di Berlino Est abbattessero il muro che separava le due parti della capitale tedesca, visto come simbolo di oppressione politica e nazionale. Di lì a due anni l’Unione Sovietica sarebbe a sua volta crollata.
In realtà quello che crollava 20 anni fa non era un vero e compiuto comunismo o socialismo. Era il prodotto di un degenerazione del tentativo di costruire una nuova società liberata da sfruttamento e oppressione, una degenerazione che ha il nome di stalinismo. Per cui nei paesi dell'Est esistevano dei regimi che combinavano importanti e reali conquiste sociali- grazie all'abolizione della proprietà privata del sistema produttivo e finanziario - con un oppressione politica e sociale funzionale al dominio di una casta burocratica. La stessa che è poi stata, nella maggioranza di questi paesi, lo strumento della restaurazione del capitalismo e la componente principale della nuova borghesia sfruttatrice.
Questo sviluppo non è giunto inaspettato per i veri comunisti: già nel lontano 1938, Leone Trotsky, il principale dirigente, insieme a Lenin, della rivoluzione russa del 1917 e il più grande avversario dello stalinismo scriveva “ Il pronostico politico[ per l’URSS] ha un carattere alternativo: o la burocrazia, diventando sempre di più l’organo della borghesia mondiale nello Stato Operaio, distrugge le nuove forme di proprietà e respinge il paese nel capitalismo, oppure la classe operaia schiaccia la burocrazia e si apre la via verso il socialismo.”
E' il corno negativo di questa previsione che si è realizzato.
I cantori del capitalismo proclamarono allora “la fine della storia”, cioè la fine di ogni grande conflitto politico e sociale, la nascita di un “nuovo ordine mondiale” di progresso nel quadro dell'economia di mercato sempre più globalizzata. Abbiamo visto: guerre e crisi sono state la realtà di un nuovo “disordine globale”.
Mentre il cosiddetto fallimento del comunismo veniva utilizzato per colpire in tutti i paesi, in nome del “libero mercato” le conquiste decennali del movimento dei lavoratori, su terreni quali il salario, la flessibilità contrattuale, le pensioni, lo “stato sociale”.
Ed oggi noi stiamo vivendo la più grande crisi capitalistica dal 1929-32. E sono ancora una volta i lavoratori a pagarne il prezzo.
E' inoltre evidente che la ripresa che viene annunciata non chiuderà né le conseguenze negativa della crisi, nè il ciclo delle crisi che si riproporranno sempre più pesanti.
Quello che in realtà sta dimostrando il suo fallimento è il sistema capitalistico; l'insensatezza di una società basata non sulla soddisfazione dei bisogni umani ma sulla ricerca e difesa del massimo profitto per una piccola minoranza di capitalisti, banchieri e loro rappresentanti politici che condanna la grande maggioranza dell'umanità allo sfruttamento e alla povertà, quando non – nei paesi più arretrati - alla morte per fame o malattie curabili.
Non c’è “riforma” possibile per il capitalismo. Bisogna abbatterlo per costruire un mondo nuovo e possibile: quello del socialismo (proprietà sociale delle industrie, servizi e trasporti) che porti gradualmente al comunismo ( cioè una società in cui viga il principio “da ciascuno secondo le sue capacità a ciascuno secondo i suoi bisogni”).
Questa battaglia storica ha fondamentale importanza per le nostre condizioni di vita e di lavoro. Le conquiste che-anche con l’aiuto della demagogia, sposata da destre e centrosinistra, sul “fallimento del comunismo”- sono state colpite in questi decenni, non erano solo il prodotto di una mobilitazione sul terreno sindacale ed economico, ma anche il sottoprodotto della lotta di classe politica rivoluzionaria su scala mondiale, della paura dei padroni di una rivoluzione operaia che mettesse in causa il loro dominio.
Per vincere anche sul terreno dei nostri interessi immediati e per non restare sempre più vittime della crisi del sistema capitalistico è necessario che i lavoratori riprendere coscienza della necessità della battaglia per una società socialista.
E’ a questo e solo a questo che si dedica, insieme ai suoi partiti fratelli in tutto il mondo, il Partito Comunista dei Lavoratori.

Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione italiana del
Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale
Per contatti: info@pclavoratori.it F.to in proprio, 14-10-2008, Via Marco Aurelio 7 - 20127 Milano.

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